“Cerco di rappresentare nello spazio fisico il senso più intimo delle azioni che la Natura e l’uomo compiono ogni giorno...” ( Emilio Sorvillo )

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      • Conferimento Artistico per la scultura "La Vittoriosa", Veritas Feminae MATERA 2016
      • Presentazione Artistica del Prof. Pietro Nuzzo
        • Analizzare l’operato di un artista, sia esso pittore, scultore, disegnatore ecc. e per conseguenza dare un giudizio critico, esige un atteggiamento scevro da ogni condizionamento, solo così si può entrare nelle pieghe più profonde della sua sensibilità artistica e mettere alla luce i valori più intimi che talvolta sfuggono anche allo stesso autore. E’ con questo spirito che mi accingo a leggere le opere di Emilio Sorvillo, uno scultore moderno che interpreta la realtà contemporanea in una sua visione, in molti aspetti, originalissima, pur non rigettando le esperienze del passato che rappresentano, senza dubbio, le basi da cui si dirama l’arte dei nostri giorni e che è impossibile tacitare del tutto.

          Lo scultore si dimena tra un figurativo stilizzato, talvolta fino all’inverosimile, e un informale geometrico, molto accentuato dalla spontaneità della tecnica che spesso riduce all’essenziale le parti anatomiche delle sue figure. I suoi personaggi sembrano giganti rotti dallo sforzo estremo di vincere le battaglie della vita, arrampicati su pareti scoscesi, ruvide, strane, taluni in posizioni ginniche, altri in passi di danza orgiastica, altri ancora curiosi di osservare, dalle superfici ormai scalate, come di obiettivi raggiunti, la profondità del vuoto, addirittura qualcuno sembra librarsi nell’aria come le figure volanti di Marc Chagall.

          Le sue creature esili, tormentate nella superficie, nascono certamente dalla ricerca dello scultore di eliminare il più possibile il volume; sono figure quasi diafane e nello stesso tempo vigorose anche se riconoscono di essere periture. Il loro è un continuo sforzo contro le difficoltà della vita che loro cercano di superare arrampicandosi come atleti su strani ostacoli, talvolta creati dalla nostra società, che infrangono i sogni dell’uomo moderno. Alcuni soggetti si lasciano ammirare per le strane posture e gli originali supporti su cui sono stabilizzate le forme, ricoperti di plastica fusa con grumi di sabbia, il tutto verniciato, in fase finale, con colori metallici. Particolare è la tecnica che è da considerarsi come un continuo trasporto di particelle di materia lungo l’anima metallica di ogni singola opera che determina varietà di soggetti in un discorso in fase di espletamento totale.

           A un primo sguardo i suoi personaggi sembrano scaturire dall’opera di Giacometti ma il discorso di base si allontana sensibilmente dalla passività predestinata dello scultore svizzero; i suoi eroi sono convinti di riuscire a vincere alcune battaglie dell’esistenza lottando con tutte le loro forze.

          Marzo 2016

                                                                                 Presentazione Artistica del Prof. Pietro Nuzzo, Critico d’Arte

    • febbraio
      • Nota Critica del Dott. Dario Aprea
        • IL GIRAMONDO  anno 2015

          L'opera è caratterizzata da una delicata plasticità propria di una singolare molteplicità dei materiali utilizzati. La resa essenziale risulta comunicativa e originale nella filiforme figura pseudo-umana che avvolge in maniera molto singolare la forma alquanto astratta del globo, che rappresenta la parte centrale dell'opera.

          Potenza, Febbraio 2016

          Nota Critica del Dott. Dario Aprea, Storico dell'Arte

      • Menzione speciale CONCORSO INTERNAZ. DI ARTI VISIVE
      • Notiziario delle ore 14:00 TGR BASILICATA
      • Recensione Critica della Prof.ssa Genoveffa D'Urso
        • Le opere scultoree dell’artista Emilio Sorvillo rivelano elementi che costituiscono la chiave interpretativa di una interiorità onirica, surreale, impetuosa, ma allo stesso tempo delicata, intima, passionale, che si solidificano in materia, apparentemente informe e inquietante. Bellezza, amore, libertà, passione, felicità, inquietudine, fragilità: sentimenti, emozioni che si esprimono in liberatorie creazioni stilizzate con scheletro in acciaio.

           

                                      

          Le ballerine. Esili ballerine, dai tratti umani quasi negati, si librano, volteggiano, svolazzano libere, disinibite in uno spazio impalpabile: delicate creazioni dai materiali innovativi.

           

          La vittoriosa. Nella composizione di più elementi ramati, la figura femminile si manifesta vincente: un audace elemento di redenzione affiora “svelato”, come ad esporre al Mondo rappresentazioni interiori inaccettabili.

           

                         

          I combattenti. Le sculture in nero lucido evocano tese, severe, inquietanti figure maschili, pronte a sfidare il Mondo, come a volersi affermare con dispetto, provocazione, in uno spazio di consenso, seppur in un alone di cupo mistero, di attesa.

           

          Il riflessivo. Rabbia, competizione lasciano spazio alla riflessione nella scura scultura ramata, in cui una stilizzata figura maschile dai tratti sempre esili, quasi fragili seppur con le mani compostamente appoggiate al corpo come in attesa, ma anche di conferma della propria esistenza al Mondo.

           

               

          La dichiarazione. Mano nella mano, due creature: una in ginocchio, l’altra in piedi, molto evanescenti, indefinite nei tratti appena abbozzati, si incontrano nella scultura. E’ un incontro di subordinazione, di soggezione d’amore, quasi di riconoscenza, di gratitudine, come la successiva “l’abbandono”, più brillante, in cui le due figure questa volta dai tratti quasi bestiali sembrano incontrarsi, rincorrersi, approcciarsi in una prospettiva al contrario.

           

          La distrazione. Brillante, elegante figura dai tratti umani alterati, la scultura argentea appoggiata ad una spirale di rame quasi a voler saltare, superare l’ostacolo e con le braccia protese in avanti pronto a proteggersi da un imminente pericolo. Inquietanti i bulbi oculari sporgenti, protesi, in un volto scheletrico, a cui è affidato il compito di ricavare informazioni dall’ambiente circostante, che puntano in avanti come il suo ideatore, che non si accontenta della banalità quotidiana, per quell’incessante bisogno esigenza di “vedere oltre, altro”.

           

          La gabbia dorata. Come in una gabbia dorata, la figura protetta in un groviglio di lineee indefinite a spirale a guardare, scrutare dall’alto. L’interiorità delicata e fragile del suo artista affiora serena, come avvolta da un percettibile alone di sicurezza.

           

                

          La danza. Minacciosa la creazione dorata in cui quattro figure circondano quella al suo interno come in una danza ancestrale: libertà negata, oppressione, repressione, violenza si solidificano in quest’opera come negli “scuri muri” da scalare o nei “labirinti argentei” alla ricerca di una fuga impossibile da un Io imperscrutabile, inaccessibile, onirico, irrazionale.

           

          Formia (LT), 14 Febbraio 2016

          Prof.ssa Genoveffa D’Urso

           

      • Nota Critica della Dott.ssa Maria De Michele
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          Emilio Sorvillo

          “frazioni di tempo”

           

          Energica tensione le sculture dell’artista Emilio Sorvillo, la contemporaneità recupera forma e linguaggio per trasformarsi in organismo plastico vivente. I soggetti rappresentati, spesso non isolati dall’ambiente, vivono nella loro realtà essenziale. Un classicismo figurativo recuperato, equazione totale tra pensiero ed arte che si tinge di contenuti di denuncia, esemplificando un percorso interiore. Tra astratto e figurativo, come osmosi tra luce e materia, l’informale prende contorno, una vitalità grezza che diviene, all’insaputa dello stesso artista, umanizzazione che si armonizza con lo spazio e con il vuoto.

           

           I curiosi, una scultura dove percezioni sensoriali evocate da stimoli visivi aprono le porte ad un piacere comune, a tutte le facoltà dell’intelletto, atto dinamico ben rappresentato dall’artista per perseguire il piacere dell’infinita ricerca. Stilizzazione di corpi aerei, sospesi, usciti in punta di piedi da una soffocante campana di vetro, liberi, nella loro imprescindibilità, di immergersi oltre la dimensione terrestre. Un rapporto dialettico continuo tra immanenza e trascendenza, avulse dalla staticità le opere di Emilio Sorvillo sono metafora di costante ricerca espressiva, denuncia tra ideali e realtà fisiche; l’artista piega, fonde e taglia la materia aggregando con grande efficacia tutti i tasselli che costituiscono l’insieme.

           

           La danza, un’opera dove simmetria, purificazione sublimante, condensazione ritmica, intelligenza creano suggestioni con un linguaggio coreografico che azzera ogni tensione divenendo la sede primaria delle emozioni e della comunicazione tra i corpi. Come un palcoscenico teatrale la resa scenica, la dinamica di costruzione degli elementi e la nudità consolidano il concetto che la danza è un percorso di riflessione e saggezza che permette agli uomini di vivere un rapporto pacifico con il proprio corpo, con la natura e con la diversità. Creature viventi che nella loro sostanza raggiungono l’insondabile solennità dell’essere uomo. Sculture eseguite con severità e rigore di ritmi, con musicalità e poesia rivelano profonde riflessioni dinanzi al mistero dell’esistere.

           

           L’equilibrio, metafora dell’anima che tra eccessi opposti, in un mondo senza principi, cerca tra il bene e il male la giusta via per conquistare la libertà. In un tempo senza riferimenti storici, le sculture, legate dallo stesso filo contenutistico e formale sprigionano ansia di vivere, confluiscono all’unisono in un’unica nota musicale. Il mistero della vita sotto i nostri occhi con tutta l’ambivalenza e l’ambiguità del corpo umano. La sensorialità emerge squarciando il velo della figuratività, l’artista tiene in memoria ciò che ha dribblato, pur risentendo della cultura assimilata, entra in competizione con essa.

           

           Emilio Sorvillo, attraverso sculture eleganti, estetiche, ricche di valori contenutistici, con equilibrio scultoreo non comune, ruba frazioni di tempo al tempo mostrandoci le molteplici facce del suo prisma spirituale.

           

          Napoli, 12 Febbraio 2016

          Maria De Michele, Critico d'Arte.

           

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